sabato 18 luglio 2009

L'INCANTATRICE DI FIRENZE di Salman Rushdie


Chi non avesse mai letto nulla del grande scrittore indiano, vittima di una fatwa che lo ha condannato a morte costringendolo per anni a vivere nascosto, grazie a questo suo recentissimo romanzo fiorentino (perché in parte ambientato alla corte medicea, tra grandi personaggi storici, in primo luogo Niccolò Macchiavalli), potrebbe farsi un’idea abbastanza completa del suo straordinario talento narrativo, della sua sfrenata fantasia, della sua attenzione per ogni minuscolo dettaglio di persone e cose. E, probabilmente, riuscirebbe anche ad indovinare il motivo della famosa fatwa: l’ironia, in pratica, neppure molto velata, con la quale considera le religioni, tutte le religioni, per la verità.
Siamo, dunque, in pieno Rinascimento quando alla corte dell’intelligente, generoso ma anche crudelissimo re indiano AKBAR il Grande, nella città di Sikri, capitale del regno Mogul (cioè musulmano), giunge un fiorentino biondo per incantare il sovrano con una meravigliosa storia che lega l’Italia all’India, Firenze a Sikri. Egli stesso – cosi lascia intendere – ne è in un certo senso la sintesi in quanto figlio della misteriosa principessa indiana, Qara Koz, che alla corte medicea ha stregato più di un gentiluomo. Ad Akbar resta, però, il dubbio che il viaggiatore sia un impostore, ragione per cui come prima cosa lo farà gettare, incatenato in una prigione nera scavata nella roccia…Una favola, certo, ma storicamente così documentata (basti vedere la vastissima bibliografia) da dare al lettore l’illusione della – quasi – assoluta verità.

Nessun commento:

Posta un commento

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...